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PROCESSO CUCCHI: 9 ANNI DOPO TRA AULE GIUDIZIARIE E OPINIONE PUBBLICA

L’11 Ottobre 2018 dinanzi alla Corte d’Assise di Roma si è tenuta l’udienza che probabilmente darà una svolta decisiva al processo penale che vede imputati i cinque carabinieri, ritenuti al momento responsabili della morte di Stefano Cucchi.

Dopo lunghi processi e rinvii tra un grado e l’altro, oggi i 5 carabinieri che fermarono Stefano, sono imputati per i reati di omicidio preterintenzionale, calunnia e falso.

L’intera vicenda ha  inizio nel lontano 2009, quando Stefano Cucchi, geometra romano veniva fermato dai Carabinieri poiché in possesso di una quantità di sostanze stupefacenti oltre i limiti di legge consentiti. Stefano, veniva arrestato e l’arresto convalidato. Immediatamente dopo, veniva accompagnato dai Carabinieri presso la Compagnia Casilina nella città di Roma per identificazione e attività di accertamento della condotta contra legem.

Da quell’istante si innescava una concreta “macchina” fatta di menzogne, ingiustizie e depistaggi, tra medici,infermieri, polizia penitenziaria e infine i Carabinieri che arrestarono Stefano. Tutto ciò, dopo sette giorni, cagionava la morte di Stefano. Stefano Cucchi, dimenticato dallo Stato Italiano, senza alcun diritto umano riconosciuto e privo di una difesa legale.

La battaglia della verità ha inizio da subito grazie alla sorella di Stefano,Ilaria, donna coraggiosa e pronta a lottare per ottenere la verità sulla morte di Stefano.

Il  processo di primo grado nei confronti dei sei medici che avevano in cura Stefano nel reparto di medicina protetta dell’ospedale di Sandro Pertini si conclude nel 2013 con la condanna dei sei imputati per falso e omicidio colposo, mentre i tre infermieri e i tre agenti della polizia penitenziaria che avevano avuto in affidamento Cucchi nella mattina del 16 ottobre  vengono assolti dall’accusa di abbandono d’incapace, abuso d’ufficio, lesioni, abuso di autorità . Ebbene, la Corte d’Assise d’appello ribaltava il tutto, depositando una sentenza di assoluzione nei confronti dei medici condannati nel giudizio di primo grado. Ricorreva in Cassazione la pubblica accusa congiuntamente alle parti civili (ricorso possibile ex art. 572 e ss c.p.p..) nel 2015 che annullava l’assoluzione dei 5 medici disponendo un appello bis per omicidio colposo. Gli agenti della Polizia Penitenziaria e 3 infermieri definitivamente assolti in quella sede. Attraverso l’ Appello, “Bis e ter”, si arriva nel 2014 dove l’inchiesta prende una piega decisiva: Cucchi veniva picchiato selvaggiamente non dalla penitenziaria ma dai carabinieri che l’arrestarono grazie a una serie di testimonianze e intercettazioni degli indagati, a una nuova perizia medica ed a un nuovo  filone d’indagine.

Un nuovo Magistrato, Giovanni Musarò, incaricato dalla Procura della Repubblica di Roma da il via all’inchiesta nei confronti dei 5 carabinieri che poi sarà ribattezza Cucchi Bis. Fabio Anselmo, Avvocato della famiglia Cucchi, mostra in aula le foto del viso tumefatto di Stefano subito dopo la morte. Porta alla luce dell’opinione pubblica fino a quel momento ignara, i diritti violati e non garantiti a Stefano, mancata possibilità di nominare un avvocato di fiducia sin da subito, dell’impossibilità di incontrarsi con la propria famiglia. Fino al colpo di scena di qualche giorno fa. All’udienza del 11 Ottobre 2018 uno dei carabinieri imputato per omicidio preterintenzionale, dichiarava che Stefano la sera del 15 Ottobre veniva  selvaggiamente picchiato e colpito più volte da altri due carabinieri. Per di più, dopo 9 anni, dichiara che i suoi superiori avevano depistato e/o dissolto la sua annotazione di servizio che aveva scritto il giorno della morte di Stefano, raccontando ciò che aveva visto. Lo denuncia arriva nel Giugno scorso quando, il Carabiniere Tedesco racconterà tutto al Pm incaricato per il processo Cucchi Bis.

Un caso lungo 9 anni e non ancora terminato e giunto a conclusioni e/o arringhe.

Un caso di cronaca nera giudiziaria ed italiana che mette in risalto la potenza dell’opinione pubblica, l’insufficienza delle indagini esercitate, la crepa delle forze dell’ordine, la forza di un Avvocato e di una sorella che dopo lunghi anni continuano a combattere per chiedere verità e giustizia per Stefano e tutti quelli che, sotto le mani dello Stato, incomprensibilmente, a volte, perdono la vita.

 

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